Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo corso, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal trono regale. Abbiamo visto la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre. Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. (Antif.monast.)
Cristo è nato per noi, venite, adoriamo! Tutti insieme veniamo a Te, in questo giorno solenne, dolce Bambino di Betlemme, che nascendo hai nascosto la tua divinità per condividere la nostra fragile natura umana. Illuminati dalla fede Ti riconosciamo come vero Dio incarnato per nostro amore. Tu sei l’unico Redentore dell’uomo! È la nostra fede, è l’energia che ci consente di vivere e sperare.
Il Mistero della notte di Betlemme dura senza intervallo. Esso riempie la storia del mondo e si ferma alla soglia di ogni cuore umano. Anche sul tuo cuore si ferma! Ci classifica tutti come cercatori di Luce. Ogni uomo, cittadino di Betlemme, ha potuto quella sera guardare Giuseppe e Maria e dire: non c’è posto, non posso accogliervi. E ogni uomo di tutte le epoche può dire e ripetere tristemente al Verbo, che si è fatto carne: non ti accolgo non c’è posto, il mio cuore è saturo di cose.
Se Dio ci ha tanto amati da farsi uomo con noi come potremo non accoglierlo, come potremmo non amarci a vicenda, fino a condividere con gli altri ciò che a ciascuno è dato per la gioia di tutti? Solo l’amore che si fa dono può trasformare la faccia del nostro pianeta, volgendo le menti e i cuori a pensieri di fraternità e di pace. E Dio sa quanto è urgente per noi la fraternità per realizzare e poter vivere la pace.
La festa del Natale dà un senso cristiano al succedersi degli eventi e agli umani sentimenti, progetti, speranze, e consente di rintracciare in questo ritmico e apparentemente meccanico scorrere del tempo, non soltanto le linee di tendenza di un umano peregrinare, ma anche i segni, le prove e gli appelli della Provvidenza e della Bontà divina.
Non possiamo pertanto trasformare e avvilire il Natale in una festività di inutile spreco, in una manifestazione all’insegna del facile consumismo: il Natale è la festa dell’Umiltà, della Povertà, della Spogliazione, dell’Abbassamento del Figlio di Dio, che viene a donarci il suo infinito Amore.
Natale è la festa dell’uomo. Nasce l’Uomo. Uno dei miliardi di uomini che sono nati, nascono e nasceranno sulla terra. L’uomo, un elemento componente della grande statistica. Non a caso Gesù è venuto al mondo nel periodo del censimento; quando un imperatore romano voleva sapere quanti sudditi contasse il suo paese. L’uomo, oggetto del calcolo, considerato sotto la categoria della quantità; uno fra miliardi. E nello stesso tempo, uno, unico e irripetibile. Se noi celebriamo così solennemente la nascita di Gesù, lo facciamo per testimoniare che ogni uomo è qualcuno, unico e irripetibile. Se le nostre statistiche umane, le catalogazioni umane, gli umani sistemi politici, economici e sociali, le semplici umane possibilità non riescono ad assicurare all’uomo che egli possa nascere, esistere e operare come un unico e irripetibile, allora tutto ciò glielo assicura Iddio. Per lui e di fronte a lui, l’uomo è sempre unico e irripetibile; qualcuno eternamente ideato ed eternamente prescelto; qualcuno chiamato e denominato con il proprio nome. Così il Bambino di Betlemme viene a ridarci la nostra vera identità e la nostra dignità di figli di Dio.
Natale è la festa di tutti i bambini del mondo, di tutti, senza differenza di razza, di nazionalità, di lingua, d’origine. Cristo è nato a Betlemme per tutti loro. Rappresenta tutti loro. Di tutti e insieme di ciascuno ci parla il suo primo giorno su questa terra; il primo messaggio del Bambino di una povera Donna; della Madre che, dopo la nascita, “lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo”.
Oggi è il giorno del Natale del Signore! Il Padre ci ha donato il suo Figlio: per questo ineffabile dono siamo pieni di gioia.